Cirimido si trova nella pianura lasciata dai ghiacciai del quaternario che scesero dai monti del Lago di Como. Alle spalle si trovano collinette che formano l’ultimo e più ampio giro dell’anfiteatro morenico abbandonato dal ghiacciaio nella sua fase di ritiro. Il territorio era relativamente vicino alla via Aurelia che da Roma, per Milano e Como, raggiungeva la Rezia (Valtellina, Grigioni), passando presso Cermenate. Sorsero così presso questa arteria antichi centri abitati quali : Cermenate, Bregnano, Appiano ed anche Cirimido. Fenegrò (Finis agrorum) segnava il confine tra le terre coltivate e le foreste.
E’ difficile precisare quali fossero i primi abitanti (Orobi, Celti, Liguri ?). A questi primi abitanti si aggiunsero 5000 coloni greci, trasportati in queste regioni da Giulio Cesare nel 95 a.C.
Cirimido, antico nucleo, deve il proprio impianto urbanistico alla conquista romana : l’abitato ricalca infatti lo schema dell’accampamento militare romano: un quadrato o un rettangolo diviso in quattro settori dalle due vie principali, il “cardo” ed il “decumano”. Lo stesso territorio comunale riprende lo schema a rettangolo, da Nord a Sud, intersecato da strade campestri quasi parallele.
A Cirimido, facendosi degli scavi nel 1869, fu trovata una necropoli romana del III secolo d.C., con anfore di terracotta, monete, oggetti vari che andarono in gran parte dispersi. Gli abitanti antichi di questa regione, quando divenne provincia romana, furono inscritti alla tribù Ofentina di Roma. Anche Cirimido seguì poi la sorte comune, prima sotto i Barbari, poi con i Longobardi ed i Franchi.
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Cirimido si trova per la prima volta nominato in un atto del 17 maggio 859 con il nome di Celémanum (Monumenta Hist. Patriae). Nel 1125 si parla di Cirimidum (Anonimo Cumano), nel 1297 è denominato Cirimari (Atti Comune di Milano), nel 1398 è citato come Cirimeri e Cirimedri (notitiae Cleri), nel 1564 gli Atti di Curia e della Parrocchia parlano di Cirimidum o Cirimido, nel 1566 di Cirimedi o Cirimiti e nel 1570, Celimeti, Cirimidi, Cirimedi. Proclamati i Comuni, questi iniziarono guerre fratricide. Milano e Como si fecero guerra per dieci anni (1118-1127). Cirimido era allora costruito sopra una collina vicina al Ronchetto e ne furono trovati i resti scavando quelle terre.
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Nel 1125 soldati comaschi furono vessati dai Guanzatesi che avevano ucciso Beltramo Brocco, uno dei capi comaschi. Venuti poi a battaglia ed avutane la peggio i guanzatesi si rifugiarono a Cirimido, nella Chiesa. I comaschi circondarono il paese, diedero fuoco alla chiesa e a tutto il paese. Cirimido non fu più edificato nel posto di prima, ma al piano, ove trovasi attualmente. Verso il 1525-30 in una cappelletta di campagna venne dipinta una Madonna con S. Sebastiano e S. Rocco, che ora si trova nella Chiesa delle Grazie, da qualche discepolo di Gaudenzio Ferrari, che dipinse il Santuario di Saronno.
Nel 1674 fu eretta la Chiesa della Madonna delle Grazie.
Nel 1722 giunse a Cirimido il Corpo di S. Cristina martire, proveniente dalle Catacombe di S. Priscilla.
Negli anni 1803-1806 fu eretta la nuova Chiesa Parrocchiale, ampliata all’inizio del 1900; in quest’ultima occasione don Eugenio Meregalli, coadiutore in Cirimido, regalò alla Parrocchia un prezioso quadro, raffigurante il riposo della Sacra Famiglia durante la fuga in Egitto, opera di Jacopo da Bassano. Preziosi sono pure il Coro ed il Presbiterio, provenienti dalla soppressa Chiesa di S. Giovanni in Conca a Milano.
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Rimasto per secoli agricolo ed artigianale con qualche periodo di emigrazione verso Milano nei secoli XVII e XVIII, ha conosciuto l’emigrazione stagionale in Svizzera e Austria nel secolo XIX, seguito da una modesta emigrazione verso l’America Latina nella seconda metà del secolo scorso a da un più modesto movimento verso gli Stati Uniti alla fine del secolo scorso.
L’emigrazione si arresta in seguito al nascere ed allo svilupparsi dell’artigianato calzaturiero che raggiunge livelli industriali con la fondazione della Ditta “Calzaturificio Lario” nel 1898.
In quel periodo non mancavano certo le derrate alimentari coltivate con tanta cura ed abilità dai cirimidesi che facevano fruttare al massimo i campi che possedevano.
Mancava il denaro liquido, arrivato in seguito allo sviluppo industriale.
La prima metà del XX secolo è caratterizzata da anni ad economia mista: industriale ed agricola.
Con il 25 Aprile 1945 inizia per l’Italia e per la nostra comunità una nuova realtà, quella della Repubblica.
La popolazione, che poco dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale è di circa 1350 abitanti, sale a 1377 nel 1957, a 1692 nel 1977, a 1793 nel 1987, a 1883 nel 1997, per arrivare alla fine del 1999 a 1895 abitanti, segno di una crescita equilibrata nel tempo.
Nel 1947 la strada per Lomazzo era sterrata, il tratto centrale della Via Vittorio Veneto (la vera “Piazza del paese”) era stato formato da poco come selciato in cubetti di porfido, le strade interne del centro storico erano acciottolate sul tipo della “rizzata”, l’acqua potabile arrivava nelle corti, sotto i portici, nelle stalle e raramente nelle cucine.
Le stanze da bagno si possono contare sulle dita di una mano.
Verso la metà degli anni ’50 aumentano i posti di lavoro, grazie specialmente a tre calzaturifici: Lario, Cometa e Gazzella, per un totale di 380 posti ai quali si aggiungono quelli del Calzaturificio Brunate.
Negli anni ’60 arriva la ripresa economica ed il cosiddetto “boom” economico. I cirimidesi che in tutto il periodo bellico e post-bellico continuano nei ritagli di tempo l’attività agricola, almeno come un di più per arrotondare il salario, attirati dal maggior guadagno in fabbrica (ordinari e straordinari) cominciano a vendere o ad affittare ad altri i propri campi, a mandare in soffitta carretti e finimenti e a trasformare le stalle in box per le auto.
Nel 1955 viene realizzato l’ampliamento del cimitero, qualche anno dopo si prolunga la via Roma, vengono tracciate le vie Volta, Papa Giovanni, Mazzini e Dante, asfaltate anche le strade interne e le strade per Lomazzo e Fenegrò.
Il numero dei contadini part-time continua a diminuire finché alla fine degli anni ’80 scompare anche l’ultimo cavallo da tiro e le mucche rimangono solo a pochi agricoltori di professione.
L’aspetto agricolo del paese continua ad essere meno evidente. Gli anni ’60 e ’70 sono anche tempo per le opere pubbliche: la pompa del pozzo di Piazza della Chiesa, che doveva essere abbassata ed alzata in funzione del livello dell’acqua della falda, viene sostituita da una pompa ad immersione. Con la scomparsa delle stalle e dei relativi pozzi neri si rende necessario rivedere l’impianto fognario, la posa in opera delle biologiche e la costruzione di una grande vasca di raccolta delle acque scure e di quelle piovane, lontana dal paese.
Di pari passo si rende necessario il servizio di raccolta dei rifiuti.
Sono aperti due nuovi pozzi, uno in Via Strada di Mezzo l’altro di recente realizzazione (1986) in Via Pace, si redige nel 1972 la convenzione per la realizzazione della rete del metano, completata alla fine degli anni ’80, si costruiscono le Scuole Medie a Fenegrò in Consorzio con altri tre paesi (1988), le Scuole Elementari (1979), si ricostruisce il Municipio (1986 – 1988), la Palestra delle Scuole Elementari (1987), partendo dal progetto generale del 1983 si completa la rete fognaria nella seconda metà degli anni ’80, la rete idrica (1986), arriva la Farmacia (1986), arrivano due banche (1988), si sono avviati rapporti di cooperazione intercomunale con la Casa Albergo di Lo mazzo (1985), con il Consorzio di Depurazione dal 1987, il Cimitero è di nuovo ampliato (1988), per arrivare ai giorni nostri con la realizzazione della piazzola dei rifiuti in collaborazione con Fenegrò, la probabile gestione del ciclo integrato dell’acqua con gli stessi Comuni del Consorzio di Depurazione.
La storia del Comune trova una sua documentazione in Archivio dall’inizio del 1800; è del 1817 una delibera del Convocato Generale (quello che oggi si chiama Consiglio Comunale), del 1839 il collaudo del Pozzo Comunale ad opera del Perito Turioni, del 1854 una Richiesta della Deputazione Amministrativa (ora Giunta Comunale) per una sollecita approvazione della realizzazione della Strada per Turate, del 1862 una delibera del Consiglio Comunale (già nella dizione odierna), relativa alla manutenzione della stradale, del 1869 un dispaccio di Sua Maestà Vittorio Emanuele II che ringrazia il Comune per la partecipazione alla nascita del primogenito Principe Umberto, del 1881 il progetto di ferrovia Saronno – Mendrisio, con richiesta di passaggio sul territorio comunale verso Fenegrò (tra la Chiesa delle Grazie e la Scuola Materna), del 1889 una relazione tecnica sulle condizioni delle strade comunali urbane Campo Santo, di Mezzo, di Fenegrò, di Turate, di S.Antonio, della Stretta, della Pianca, della Chiesa, al progetto del 1930 per l’ampliamento della “Cooperativa”, al progetto per la ricostruzione della vecchia Strada per Turate e della Strada via di Mezzo, per arrivare al periodo pre-bellico, 1936, con un invito pressante della Federazione fascista di Como per la pubblica esposizione del “Calendario fascista”.
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La sera dell’11 Dicembre 1999 l’Amministrazione Comunale ha festeggiato, in occasione della fine dell’anno, del secolo, del millennio, tutti gli Amministratori che si sono avvicendati in oltre 50 anni di vita comunale, dell’era post-bellica, dal lontano 7 Aprile 1946, quando assunse la Presidenza del Consiglio il Signor Angelo Volontè. Dal 1946 al 1999 si sono avvicendati 103 Consiglieri Comunali, dei quali 37 deceduti e 66 viventi, un pezzo di storia civica, di maggioranze, di minoranze, di votazioni unanimi, discussioni contrastate, scelte difficili, momenti felici, successi, insuccessi, per portare il paese ai nostri giorni.
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