Fiore nel deserto
O goccia nel mare
Ancora ti vengo a cercare
Nell’abisso notturno dei miei desideri
Ti nascondi
E io ho le labbra secche
di sete di te.
Fiore nel deserto
O goccia nel mare
Ancora ti vengo a cercare
Nell’abisso notturno dei miei desideri
Ti nascondi
E io ho le labbra secche
di sete di te.
A forza di perdere pezzi
Il velo cade, con un tonfo nel cuore
Quando ti ho incoronato
Re del mio malumore?
Non me ne sono resa conto
E ora brucia il mio candore
Mi sono fidata e tu m’hai accoltellata
Per l’ennesima volta è colpa mia
Non so come tu abbia questo potere
Di giocare con le parole
All’impiccato e io appesa per il collo
Aspetto che tu mi venga a salvare
Mi odio per averti lasciato entrare
Dentro la testa, fai troppo rumore
Mi sento un’idiota ancora una volta
Imparerò mai a riconoscere l’allarme
Sentire le sirene urlare di scappare
E a non voltarmi?
Ora rimango seduta qui
Ad aspettare che tu mi scriva
Qualsiasi cosa per giustificare
Le tue malefatte, le ferite
Che mi hai lasciato sul cuore.
You come to my mind
when it’s late at night
I’m in bed, eyes wide open
in the dark, my heart aches
you’re like a sweet sad nightmare
I welcome you with my patient dispair
our love still torments me
cause it never ended
it still lingers here
I tried to runaway, but I couldn’t
leave my heart behind
with you stuck inside
how could I go on with a hole
In the middle of my bosom
And my love imprisoned
the only way I could find
To ease my pain
was filling it with salty tears
they still wet my face tonight
down to the pillow
my heart is a bottomless hole
I keep crying to forget you
to go on, I cry at night.
La noia è peggio di un boia
Che mi prende quando meno me lo aspetto
Sto seduta, o sdraiata nel letto
Non dormo, non faccio niente
E mi perdo nei meandri della mente
Giro e rigiro attaccata a un filo invisibile
Sottile come questa sensazione
Di insoddisfazione, fisso il vuoto
Che penetra dentro me
E mi riempie di malessere l’animo
Perdo la capacità di reagire
La vorrei colpire, ma non la vedo
Non so a cosa mirare
La noia c’è, ma si nasconde
Nei meandri della mente
La noia è peggio di un boia
Che mi prende quando meno me lo aspetto
Sto seduta, o sdraiata nel letto
Non dormo, non faccio niente
E mi perdo nei meandri della mente
Cammino avanti e indietro per casa
Non riesco a stare ferma, ma non so dove andare
Come potermi riparare da questa invasione
Vorrei estrarre il mio cervello
Per appoggiarlo là per un momento
Assaporare una calma che duri un’eternità
Non è mai stato possibile neanche per un minuto
Dormire serena, senza l’ansia che taglia la gola
È un miraggio che nemmeno mi consola
Manca il respiro, non mi dà tregua
La noia è peggio di un boia
Che mi prende quando meno me lo aspetto
Sto seduta, o sdraiata nel letto
Non dormo, non faccio niente
E mi perdo nei meandri della mente
La vita mi sta passando accanto
E io la guardo andarsene e le dico ciao
Triste, rimango sola senza un rimpianto
Non riesco a tirarmi fuori da questo incanto
Fuori c’è il sole, è una bella giornata
La nebbia è dentro me, turbe mentali
Soffiano come il vento da nord-est
Schiava della mia mente, incatenata
Da maglie invisibili a un muro di infelicità
Dov’è la porta che mi possa far fuggire
Da questa realtà monocromatica?
L’amare o l’amore come una delle più grandi “incerte sicurezze” della vita. Si sa da dove si comincia, ma non si può mai sapere quale sarà l’arrivo. L’amore che libera, che esalta. L’amore che educa. L’amore che fa crescere. L’amore che ci tenta e ci induce in errore. L’amore che da la forza di ricominciare, di rialzarsi…l’amore come due braccia forti che ci stringono e che ci scaldano il cuore. L’amore che è ricchezza, profondità e abbandono. L’amare che è lasciarsi andare….
L’amore che disarma, che ci rende più fragili, più indifesi. L’amore che toglie potere alla ragione. L’amore che è tensione, vibrazione. L’amore che è rispetto…l’amore che a volte è anche umiliazione. L’amore che a volte è prepotenza. L’amore che spesso è privazione. Privarsi per dare: questa è l’equazione dell’amore. L’amore può essere calcolo? L’amore spesso, molto spesso, si rivela solo una triste illusione. L’amore è imbroglio. L’amore a volte è profondo dolore. Amare è annullamento, cancellazione, smarrimento. Amore è crollo di tutte le barriere, è dunque unione. L’amore che a volte è rinuncia, separazione. L’amare che, sì, a volte diventa persino un obbligo. L’amore che spaventa, che fa fuggire, l’amore che costringe a inseguire. L’amore è una continua palpitazione e, in quanto palpitante, è vita. Amare è adrenalina vitale. L’amore che ti apre gli occhi e che ti fa guardare e vedere come se fosse la prima volta. L’amore che quando colpisce ti lascia senza fiato e ti dà l’impressione di volare. L’amore che può diventare un’arma brutale, l’amare che si trasforma in violenza, costrizione. L’amore che però è anche strumento di riabilitazione. L’amare che permette di rivalutare, che sconvolge. L’amare che è azzardare, correre il rischio di stare male. L’amore che ci stringe troppo il cuore. Eppure è all’amore stesso che ci si deve aggrappare. Circolo vizioso dolce come il miele. L’amore che ci spoglia e che ci fa tremare. L’amare che a volte esprime il suo massimo valore in un rifiuto. L’amore che si va nascondendo, brutalizzando. L’amore come merce di scambio. L’amore che è arretrare, per poi preparare l’affondo. L’amore che è realizzazione. L’amore che è un turbinio proprio come queste mie parole. L’amore che è zero, ma anche cento per cento. L’amore è tutto, ma può diventare niente. L’amore che è l’inizio e pure la fine. L’amore che è partenza, ma anche arrivo, ma che non deve mai essere “sentirsi arrivati”. Perché l’amore è un entusiasmante viaggio, non può essere un’alienante meta risolutiva.
L’amore e l’amare sono costante ricerca.
L’amore è inevitabilmente amare e nient’altro…senza possibilità di scelta.
L’amare che non è semplicemente innamorarsi, perché l’Amore, quello vero, è senza fine; non muore mai, si trasforma continuamente.
E voi state amando, Amando?
Amori caduti in un fosso
Amori scivolati via
Amori sciolti nelle mani
Che ti resta solo da leccarti le dita
Come fossero cioccolatini
Quando ancora speri che non sia finita
Amori villani, amori vilipesi
Amori che nonostante tutto
Non si sono mai arresi
Amori del domani, amori di ieri
Amori che hanno trovato vita solo nei pensieri
Amori che adesso è proprio finita
E amori del giochiamo un’altra partita
Amori in un sogno
Amori di oggi, adesso che è giorno
Amori perché ora ne ho bisogno
Amori della notte, un bacio
Adesso ho troppo sonno.
Precipitare all’infinito
Senza arrivare mai
Sentire il vuoto nello stomaco
Raccontarti chi sei
Il fondo non si tocca
E si annega in un mare agitato
Come il sonno
Che non ho mai dormito
Un nodo alla gola
Impedisce il respiro
E mi sento soffocare
Tra le lenzuola e il mate.
Mare nero come il buio
Da cui non riesco a uscire
Non c’è luce che
Mi dica da che parte guardare
Senza sonno, senza voglia
Senza vita sulla soglia del baratro
Che mi sega le gambe e me le scioglie
Come burro sul fuoco
Che arde dentro di me.
Forse, quando ero ancora brodaglia primordiale
ero destinata ad avere le branchie, e poi
per qualche errore o una piccola svista
sono nata con le gambe.
Sarà per questo che sono infelice:
costretta a gravitare in un’esistenza
terrena mentre, invece
vorrei galleggiare.
L’inferno è qui
Dentro la mia testa
Mille voci ballano
infesta, distrugge
Questa cosa che mi affligge
Non se ne va, ritorna sempre
Sento voci sussurrano
Di seguirle
Di ascoltarle
Ronzano nelle orecchie
Vorrei non sentirle
Ma non serve
tapparsi le orecchie
Sono dentro l’inferno
Dentro la mia testa.
Esci dai miei sogni
Vattene dalle mie notti
Voglio smettere di ricordarti
Alla luce non ci sei
Ma quando dormo sei con me
Non ti sopporto più
Mi stai addosso
Come colla te ne stai
Nei miei pensieri
Ora vai, liberami
Dal tuo abbraccio funebre
Voglio vivere, battere il cuore
Sentire la pelle bruciare d’amore
Lasciati dimenticare
Fallo per me
Salvami dall’incubo di te.
Ti sogno e non ci sei
Ti guardo con strazio
Sei solo in fondo agli occhi miei
Ma qui non ci sei
E io che ti vorrei
Quanto ti vorrei per abbracciarti
Tanto forte che ti stritolerei
Ma tu non ci sei
E io rimango con le braccia incrociate al petto
per paura che mi caschi il cuore
Il cuore nel fango impastato dalla pioggia
Che cade dagli occhi miei.
Io odio la neve. Davvero, non la sopporto proprio. Non riesco a capire cosa ci troviate di bello in una cosa incolore e fredda. Arriva, ricopre tutto di gelo e poi, quando gli gira, si scioglie e se ne va. La neve se ne frega se ci fa tremare, se ci fa battere i denti e ci congela i piedi. La neve si sente meglio di noi. Niente la tocca, bianca e pura com’è. La neve se ne frega.
Sai volare?
No, ma faccio salti altissimi.
Cala la notte e con lei arriva anche un silenzio assordante. I pensieri si aggrovigliano nella mia mente così forte che non riesco a districarli. Non dormo. Penso e ripenso, inesorabilmente. Non trovo rimedio a questa vita che mi si ribella contro. Non la governo più, mi sfugge di mano, si divincola. Sento un nodo alla gola. Sei ancora qui, ma mi manchi già. Vorrei parlarti, ma non puoi sentirmi. Vorrei urlare, ma tutto è inutile. Il silenzio tutto intorno mi sovrasta, sento il ronzio nelle orecchie, sono i miei pensieri che stridono. Non so dove sei, ti vedo qui di fronte a me, ma tu non ci sei. Vorrei raggiungerti, ma non conosco la strada; allora mi abbandono all’idea di perderti e il dolore mi dilania. Dove sei? Dove andrai? Sparirai o rimarrai con me per sempre, nei miei pensieri? Sei già parte di me, ma ti sento scivolare via, come sabbia tra le dita. Non ti posso trattenere e nemmeno più afferrare. Chissà se ti arriva il mio pensiero? Chissà se hai riconosciuto le mie mani…se le riconoscerai. Quanto tempo abbiamo ancora? Tutto il tempo del mondo sarebbe troppo poco. Vorrei raccontarti di me e di te, della vita che mi hai lasciato. Ti ricordi? Non lasciarmi mai. So che lo farai, senza volerlo, senza cattiveria…in punta di piedi te ne andrai, senza fare rumore…lascerai spazio a un silenzio pieno di vuoto. Io mi rannicchierò lì vicino al muro e tenendomi le ginocchia strette al petto piangerò più lacrime di quante ne potrei mai sopportare. Piangerò, nel silenzio piangerò. Mancherai, come l’aria mancherai. La tua voce mancherà. Il conforto delle tue parole. I tuoi ragionamenti senza senso ora trovano il loro significato, come i pezzi di un puzzle compongono il disegno del tuo destino. Il destino che hai scelto tu e che io non riesco proprio ad accettare. Ti chiedo perdono, ma non riesco proprio a lasciarti andare.
Ora che riesco a pensare, ragionare in modo più distaccato mi sono accorta che forse non ti ho mai amato. Dopo tante lacrime, infiniti pianti e notti insonni passate a desiderare di averti ancora con me…improvvisa arriva l’epifania. Così, senza neanche troppa sorpresa, in silenzio, sottile s’insinua l’idea. Desideravo d’essere desiderata. Amavo l’idea di essere amata. Il mio ego si colmava della tua ammirazione. Della tua venerazione. Ero innamorata del tuo modo di amarmi e nulla di più. Mi chiedo se questo non sia un semplice autoconvincimento, l’ennesimo banale tentativo di liberarmi dal tuo fantasma. Non so. Il fatto che mi sia venuto anche solo il sospetto, può essere una prova che in realtà sia proprio così. Non ho mai amato…te. E’ bastato un breve viaggio, chilometri di distanza, per vedere le cose da un’altra prospettiva, per capire che la mia era solo ostinazione nel non voler accettare il cambiamento, per non sentire la tua mancanza. Già, non mi sei mancato per nulla. Mi sono accorta che per tutto questo tempo, 3 anni, ho fermato la mia vita e ho vissuto la tua. Non ho più scritto, non ho più letto…ero completamente svuotata di me. Immobile. Quante occasioni perse….chissà. Mi conforta l’idea che questo dolore è servito, questo lento processo di liberazione e purificazione mi ha fatto aprire gli occhi sulla grandezza del mondo che mi si presenta davanti coi suoi mille colori, volti, sorrisi. A conti fatti ti devo ringraziare, giuda. Mi hai ridato la vita che mi avevi tolto un pezzetto alla volta, senza farti sentire.
E’ difficile precisare quali fossero i primi abitanti (Orobi, Celti, Liguri ?). A questi primi abitanti si aggiunsero 5000 coloni greci, trasportati in queste regioni da Giulio Cesare nel 95 a.C.
Cirimido, antico nucleo, deve il proprio impianto urbanistico alla conquista romana : l’abitato ricalca infatti lo schema dell’accampamento militare romano: un quadrato o un rettangolo diviso in quattro settori dalle due vie principali, il “cardo” ed il “decumano”. Lo stesso territorio comunale riprende lo schema a rettangolo, da Nord a Sud, intersecato da strade campestri quasi parallele.
A Cirimido, facendosi degli scavi nel 1869, fu trovata una necropoli romana del III secolo d.C., con anfore di terracotta, monete, oggetti vari che andarono in gran parte dispersi. Gli abitanti antichi di questa regione, quando divenne provincia romana, furono inscritti alla tribù Ofentina di Roma. Anche Cirimido seguì poi la sorte comune, prima sotto i Barbari, poi con i Longobardi ed i Franchi.
Cirimido si trova per la prima volta nominato in un atto del 17 maggio 859 con il nome di Celémanum (Monumenta Hist. Patriae). Nel 1125 si parla di Cirimidum (Anonimo Cumano), nel 1297 è denominato Cirimari (Atti Comune di Milano), nel 1398 è citato come Cirimeri e Cirimedri (notitiae Cleri), nel 1564 gli Atti di Curia e della Parrocchia parlano di Cirimidum o Cirimido, nel 1566 di Cirimedi o Cirimiti e nel 1570, Celimeti, Cirimidi, Cirimedi. Proclamati i Comuni, questi iniziarono guerre fratricide. Milano e Como si fecero guerra per dieci anni (1118-1127). Cirimido era allora costruito sopra una collina vicina al Ronchetto e ne furono trovati i resti scavando quelle terre.
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Nel 1125 soldati comaschi furono vessati dai Guanzatesi che avevano ucciso Beltramo Brocco, uno dei capi comaschi. Venuti poi a battaglia ed avutane la peggio i guanzatesi si rifugiarono a Cirimido, nella Chiesa. I comaschi circondarono il paese, diedero fuoco alla chiesa e a tutto il paese. Cirimido non fu più edificato nel posto di prima, ma al piano, ove trovasi attualmente. Verso il 1525-30 in una cappelletta di campagna venne dipinta una Madonna con S. Sebastiano e S. Rocco, che ora si trova nella Chiesa delle Grazie, da qualche discepolo di Gaudenzio Ferrari, che dipinse il Santuario di Saronno.
Nel 1674 fu eretta la Chiesa della Madonna delle Grazie.
Nel 1722 giunse a Cirimido il Corpo di S. Cristina martire, proveniente dalle Catacombe di S. Priscilla. Negli anni 1803-1806 fu eretta la nuova Chiesa Parrocchiale, ampliata all’inizio del 1900; in quest’ultima occasione don Eugenio Meregalli, coadiutore in Cirimido, regalò alla Parrocchia un prezioso quadro, raffigurante il riposo della Sacra Famiglia durante la fuga in Egitto, opera di Jacopo da Bassano. Preziosi sono pure il Coro ed il Presbiterio, provenienti dalla soppressa Chiesa di S. Giovanni in Conca a Milano. |
Rimasto per secoli agricolo ed artigianale con qualche periodo di emigrazione verso Milano nei secoli XVII e XVIII, ha conosciuto l’emigrazione stagionale in Svizzera e Austria nel secolo XIX, seguito da una modesta emigrazione verso l’America Latina nella seconda metà del secolo scorso a da un più modesto movimento verso gli Stati Uniti alla fine del secolo scorso.
L’emigrazione si arresta in seguito al nascere ed allo svilupparsi dell’artigianato calzaturiero che raggiunge livelli industriali con la fondazione della Ditta “Calzaturificio Lario” nel 1898.
In quel periodo non mancavano certo le derrate alimentari coltivate con tanta cura ed abilità dai cirimidesi che facevano fruttare al massimo i campi che possedevano.
Mancava il denaro liquido, arrivato in seguito allo sviluppo industriale.
La prima metà del XX secolo è caratterizzata da anni ad economia mista: industriale ed agricola.
Con il 25 Aprile 1945 inizia per l’Italia e per la nostra comunità una nuova realtà, quella della Repubblica.
La popolazione, che poco dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale è di circa 1350 abitanti, sale a 1377 nel 1957, a 1692 nel 1977, a 1793 nel 1987, a 1883 nel 1997, per arrivare alla fine del 1999 a 1895 abitanti, segno di una crescita equilibrata nel tempo.
Nel 1947 la strada per Lomazzo era sterrata, il tratto centrale della Via Vittorio Veneto (la vera “Piazza del paese”) era stato formato da poco come selciato in cubetti di porfido, le strade interne del centro storico erano acciottolate sul tipo della “rizzata”, l’acqua potabile arrivava nelle corti, sotto i portici, nelle stalle e raramente nelle cucine.
Le stanze da bagno si possono contare sulle dita di una mano.
Verso la metà degli anni ’50 aumentano i posti di lavoro, grazie specialmente a tre calzaturifici: Lario, Cometa e Gazzella, per un totale di 380 posti ai quali si aggiungono quelli del Calzaturificio Brunate.
Negli anni ’60 arriva la ripresa economica ed il cosiddetto “boom” economico. I cirimidesi che in tutto il periodo bellico e post-bellico continuano nei ritagli di tempo l’attività agricola, almeno come un di più per arrotondare il salario, attirati dal maggior guadagno in fabbrica (ordinari e straordinari) cominciano a vendere o ad affittare ad altri i propri campi, a mandare in soffitta carretti e finimenti e a trasformare le stalle in box per le auto.
Nel 1955 viene realizzato l’ampliamento del cimitero, qualche anno dopo si prolunga la via Roma, vengono tracciate le vie Volta, Papa Giovanni, Mazzini e Dante, asfaltate anche le strade interne e le strade per Lomazzo e Fenegrò.
Il numero dei contadini part-time continua a diminuire finché alla fine degli anni ’80 scompare anche l’ultimo cavallo da tiro e le mucche rimangono solo a pochi agricoltori di professione.
L’aspetto agricolo del paese continua ad essere meno evidente. Gli anni ’60 e ’70 sono anche tempo per le opere pubbliche: la pompa del pozzo di Piazza della Chiesa, che doveva essere abbassata ed alzata in funzione del livello dell’acqua della falda, viene sostituita da una pompa ad immersione. Con la scomparsa delle stalle e dei relativi pozzi neri si rende necessario rivedere l’impianto fognario, la posa in opera delle biologiche e la costruzione di una grande vasca di raccolta delle acque scure e di quelle piovane, lontana dal paese.
Di pari passo si rende necessario il servizio di raccolta dei rifiuti.
Sono aperti due nuovi pozzi, uno in Via Strada di Mezzo l’altro di recente realizzazione (1986) in Via Pace, si redige nel 1972 la convenzione per la realizzazione della rete del metano, completata alla fine degli anni ’80, si costruiscono le Scuole Medie a Fenegrò in Consorzio con altri tre paesi (1988), le Scuole Elementari (1979), si ricostruisce il Municipio (1986 – 1988), la Palestra delle Scuole Elementari (1987), partendo dal progetto generale del 1983 si completa la rete fognaria nella seconda metà degli anni ’80, la rete idrica (1986), arriva la Farmacia (1986), arrivano due banche (1988), si sono avviati rapporti di cooperazione intercomunale con la Casa Albergo di Lo mazzo (1985), con il Consorzio di Depurazione dal 1987, il Cimitero è di nuovo ampliato (1988), per arrivare ai giorni nostri con la realizzazione della piazzola dei rifiuti in collaborazione con Fenegrò, la probabile gestione del ciclo integrato dell’acqua con gli stessi Comuni del Consorzio di Depurazione.
La storia del Comune trova una sua documentazione in Archivio dall’inizio del 1800; è del 1817 una delibera del Convocato Generale (quello che oggi si chiama Consiglio Comunale), del 1839 il collaudo del Pozzo Comunale ad opera del Perito Turioni, del 1854 una Richiesta della Deputazione Amministrativa (ora Giunta Comunale) per una sollecita approvazione della realizzazione della Strada per Turate, del 1862 una delibera del Consiglio Comunale (già nella dizione odierna), relativa alla manutenzione della stradale, del 1869 un dispaccio di Sua Maestà Vittorio Emanuele II che ringrazia il Comune per la partecipazione alla nascita del primogenito Principe Umberto, del 1881 il progetto di ferrovia Saronno – Mendrisio, con richiesta di passaggio sul territorio comunale verso Fenegrò (tra la Chiesa delle Grazie e la Scuola Materna), del 1889 una relazione tecnica sulle condizioni delle strade comunali urbane Campo Santo, di Mezzo, di Fenegrò, di Turate, di S.Antonio, della Stretta, della Pianca, della Chiesa, al progetto del 1930 per l’ampliamento della “Cooperativa”, al progetto per la ricostruzione della vecchia Strada per Turate e della Strada via di Mezzo, per arrivare al periodo pre-bellico, 1936, con un invito pressante della Federazione fascista di Como per la pubblica esposizione del “Calendario fascista”.
La sera dell’11 Dicembre 1999 l’Amministrazione Comunale ha festeggiato, in occasione della fine dell’anno, del secolo, del millennio, tutti gli Amministratori che si sono avvicendati in oltre 50 anni di vita comunale, dell’era post-bellica, dal lontano 7 Aprile 1946, quando assunse la Presidenza del Consiglio il Signor Angelo Volontè. Dal 1946 al 1999 si sono avvicendati 103 Consiglieri Comunali, dei quali 37 deceduti e 66 viventi, un pezzo di storia civica, di maggioranze, di minoranze, di votazioni unanimi, discussioni contrastate, scelte difficili, momenti felici, successi, insuccessi, per portare il paese ai nostri giorni.
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Un uomo e una donna si scontrano in un incidente automobilistico.
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Le due auto sono distrutte, anche se nessuno dei due è ferito.
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Riescono a strisciare fuori dalle macchine sfasciate e la donna dice all’uomo:
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‘Non riesco a crederci: tu sei un uomo …. io una donna.
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E ora guarda le nostre macchine: sono completamente distrutte eppure siamo illesi.
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Questo è un segno: il destino ha voluto che ci incontrassimo e che
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diventassimo amici e che vivessimo insieme in pace per il resto dei nostri giorni .’
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E lui: ‘Sono d’accordo: deve essere un segno del cielo!’
>
La donna prosegue: ‘E guarda quest’altro miracolo… La mia macchina è
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demolita ma la bottiglia di vino che avevo dentro non si è rotta.
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Di certo il destino voleva che noi bevessimo questo vino per celebrare il
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nostro fortunato incontro ..’
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La donna gli passa la bottiglia, lui la apre, se ne beve praticamente
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metà e la passa a lei… Ma la donna richiude la bottiglia senza berne
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neppure una goccia.
>
L’uomo le chiede: ‘Tu non bevi??’
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E lei risponde: ‘No … Io aspetto che arrivi la stradale’.
PUGNI IN TASCA
Si, sono stufa di stare zitta! Anzi, più che altro sono stufa di arrabbiarmi, parlare e non poter essere ascoltata!
Sono stufa del mio paese, la bellissima Italia, piena di posti incantevoli che il mondo intero ci invidia.
Sono stufa della gente che di fronte alle ingiustizie si scatena, urla, manifesta la propria rabbia, si ribella, per poi zittirsi e accontentarsi dell’inerzia in cui viviamo al primo zuccherino che le viene messo in bocca.
Sono stufa di pensare che qualsiasi faccenda in Italia, da calciopoli alle risse dentro e fuori dagli stadi, dai politici fancazzisti ai contratti di lavoro, venga risolta alla solita maniera: “tarallucci e vino”.
Perché non cambia mai niente? Perché la gente ha paura di farsi sentire? Forse non gliene frega niente?
Perché, se una persona commette un omicidio, uno stupro, dopo qualche annetto di galera viene rimessa in libertà?
Perché esistono le leggi, ma non vengono applicate? Il sistema giuridico italiano è o era il più antico e completo del mondo, tutti ne hanno preso spunto.
Perché ci vantiamo tanto del nostro sistema sanitario nazionale e guardiamo male al sistema sanitario privato statunitense? Qui non c’è bisogno di un’assicurazione privata, non c’è bisogno di sborsare un sacco di soldi, in compenso, durante un’operazione c’è il rischio, tutt’altro che remoto, che vada via la corrente, che si dimentichino le pinze, gli aghi o le bende, che ti operino il ginocchio sano…c’è chi è morto per una semplice appendicectomia, o perché, povera lei, gli si erano rotte le acque, ma non c’era posto per partorire!!! In America le cure si pagano molto, si, ma del resto non succede nulla del genere. E scusate se è poco! In compenso per quei poveracci che vivono per strada, senza assicurazione, senza soldi…esistono tante di quelle associazioni di volontariato, umanitarie, senza scopo di lucro che in Italia ce le sognamo.
Tra l’altro siamo l’ultimo paese in quanto ad aiuti umanitari…che vergogna!
Poveretti loro o poveri noi italiani presuntuosi e saccenti?
Poveri noi!!! Che da più o meno vent’anni siamo costretti a votare sempre le stesse due persone, a legislature alternate! E questa è democrazia? Governo del popolo? Ma se il popolo fa fatica a dire la sua! Io la chiamerei, con un neologismo, duarchia…si, perché quei due, sotto,sotto, sono d’accordo e noi? Ci lamentiamo, protestiamo, ci indignamo e…continuiamo a votarli, un po’ uno, un po’ l’altro…si perché in Italia vige una regola sacrosanta: un po’ per uno non fa male a nessuno!
Certo, così lasciamo che ci prendano in giro un po’ per uno, che si intaschino i soldi un po’ per uno, che ci sobbarchino di tasse un po’ per uno, che ci rubino i soldi dalle tasche un po’ per uno, che ci illudano con false promesse un po’ per uno, che fondino nuovi partiti con le stesse vecchie persone e le stesse vecchie alleanze un po’ per uno…insomma che ci prendano per il culo un po’ per uno!!! Un po’ per uno non fa male a nessuno….si, a nessuno di Loro!
E il paese chi lo manda avanti?
“Un po’ per…”
Eh no!!! Il paese non lo manda avanti nessuno!
Sono stufa di vedere che si spendono fior fior di soldini per costruire ospedali inutilizzati, autostrade continuamente interrotte da cantieri perenni, ponti che non verranno mai costruiti (certo perché non si paga solo la messa in opera, ma anche chi progetta l’opera – di questo molte volte ci si dimentica!!!), treni che nessuno vuole che passino vicino a casa propria, per poi diventare cosa? Il fanalino di coda degli stati “uniti” d’Europa. Siamo sempre noi, il fanalino di coda, i detentori del 70% del patrimonio della cultura del vecchio continente, e di conseguenza anche del nuovo.
Peccato che siamo più bravi a farci prendere in giro dal mondo intero, piuttosto che di vantarci di questo primato. “oh, les italiens” affermano con un sottile senso ironico i nostri cugini d’oltralpe…oltre a loro c’è chi pensa per davvero che gli italiani siano solo pizza, spaghetti&mandolino!
Sono stufa di sentire gli scienziati dire che il mondo sta andando a rotoli, che bisogna fare al più presto qualcosa e poi sentire che gli americani non ne vogliono sentir parlare di diminuire del 40% le emissioni inquinanti! E’ davvero possibile che non ci sia niente da fare? E’ davvero impossibile pensare di minacciare gli Stati Uniti con un boicottaggio globale nei loro confronti? Ok, stop. Forse sto un po’ esagerando…però che rabbia!!!
Mi fa rabbia anche pensare a quanti poveri animali ci lascino le penne, le piume e le pellicce affinché i ricconi stiano al caldo, mentre passeggiano per le vie commerciali, d’inverno. Vorrei diventare la nuova Einstein per avere la facoltà, per lo meno mediatica, di far credere al mondo intero che le unghie umane siano afrodisiache e che no, le pinne degli squali non lo sono! Ok, stop. Forse sto esagerando di nuovo.
Mi fa rabbia sapere che in Olanda, se sei studente, lo stato ti da diritto a una dimora, o che se studi in Francia e contemporaneamente lavori, qualsiasi sia il tuo lavoro, qualsiasi sia il tempo che ti sottrae allo studio, lo stato ti da di diritto uno stipendio fisso mensile, come una fabbrica paga il proprio operaio. In Italia che diritti hanno gli studenti? Non si riesce nemmeno ad avere degli sgravi per gli affitti degli studenti fuori sede!!! Io l’anno scorso stavo, insieme ad altre due persone, in uno schifosissimo bilocale a Milano e pagavo ben 900 euro d’affitto+spese ogni mese!!!
Perché l’Italia non funziona? Tutti hanno i nostri stessi problemi, in compenso stanno comunque meglio di noi, affrontano i problemi e li risolvono, dunque progrediscono….mentre in Italia che si fa? Si fa finta di prendere provvedimenti, giusto per gestire il dissenso degli elettori (badate: elettori, non cittadini!) e si sprofonda pian piano nella melma.
Ci sono tante altre cose che vorrei gridare, tante altre domande che vorrei porre…ma più vado avanti a scrivere, più mi viene la bile…sarete così gentili da darmi la possibilità di farmi sfogare? Di ascoltare? Altrimenti morirò a causa del mio stesso veleno!!!
Proprio ora che sto pensando a una possibile conclusione mi affiora alla mente la melodia di una vecchia canzone: “Noi! Pugni in tasca e sogni fuori…..”
Possibile che me la ricordo solo io? Beh, questa è la mia “Linea d’ombra”…..:
“No señor! Disobbedisco!!!”
La-preda
Prof:"nn riesco ad ascoltare i miei pensieri"Fede:"dica loro di alzare la voce" |
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prof di scienze:"EIACULARE vuol dire MANGIARE" |
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Prof, siamo dovuti andare a scendere xkè i bagni qua sn guasti |
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Sami: l’acqua era così fredda ke mi sentivo come in una bottiglia di Coca-Cola con il ghiaccio |
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Ale: l’intelligente prof Di M. = è un ossimoro!! |
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prof di scienze(nata nel 1600): "c’è qualcuno che ha un PUNTA-LAPIS?" –>tradotto: TEMPERINO |
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come è noto, tutte le creature mortali erano mortali |
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Elena: x fare 1 albero ci vuole 1 seme, x fare 1 seme ci vuole lo sperma, x fare lo sperma ci vuole la Gloria! |
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è una tavola DI VETRO DI PLASTICA |
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se l’acqua del rubinetto è 1 pò gialla..sì c’è 1 pò di ruggine, ma FA BENE! |
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ve ne accorgete quando parlate o è un riflesso nervoso? |
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prof di francese: volevo dirvi che SULLA manuale di francese.. |
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prof di italiano: alla fine di questo periodo di SCHIAVITA’ |
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prof di scienze:"nella circoincisione SI TAGLIA PREPUZIO E GLANDE" |
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prof di storia:"la riFoluzione aCraria e la riFoluzione tecHINICA" |
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prof di filosofia: "gli illuministiCHI" |
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ore 13.05, prof di filosofia (Di mezza): "vi lascio alla vostra COLAZIONE" |
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quanto tempo è stato morto? |
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scusi, mi sono Sconfusa |
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La Samiiii: "arriva dalla Papua Nuova GuineSIA" |
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gregge di mucche |
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ma dai prof, la E. si sta mettendo il collirio, mica si sta scaccolando! |
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abbiamo 1 struttura complessa ma semplice |
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caratteristiche fisioGNOMICHE |
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Prof:"l’organo genitale femminile non voglio sentirlo citato ad alta voce" |
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Prof: "C. le piacciono le patate?" Glo: "Sì" Prof: "allora se ne metta una in bocca!" |
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"prof esiste la parola sufficientemente?" "no devi usare la parola PATATA" |
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le tue scarpe sono distraenti!! |
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la matematica è l’arte di non fare i conti |
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la stupidità cresce senza bisogno di pioggia |
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Volendo fare il poeta..i merli accecati cantano meglio! |
Siamo realmente liberi
oppressi da regole invisibili
le parole pesano
come macigni
sulle nostre scelte,
i nostri bisogni
devono avere un formato particolare
se troppo grandi
appena nati sono già da buttare
buttare, buttare, senza ragionare
senza diritti e possibilità di realizzare
i nostri sogni
sogni, sogni
ali di cera alla luce del sole
libertà e democrazia sono solo parole
se non sono scritte
hanno niente di reale
la realtà è questa
siamo uccelli liberi
con le ali mozzate
guardiamo il cielo infinito
ma non possiamo volare.
—ENCORE—
19 – Chad Solo
20 – Flea’s trumpet
21 – I Could Have Lied
22 – Sir Psycho Sexy
Ho chiuso la tua vita in un barattolo
così non puoi scappare
l’ho nascosto nel buio del mio cuore
per non dimenticare
tu adesso non ci sei più con me
ora sei polvere
ma il vento che vuole soffiarti via
non può passare
perché ho chiuso le porte già da un po’
e ho voglia di morire
morire per ritrovarti ovunque tu sia
e riuscire a dare un senso
alla vita mia.
C’era un pazzo
che un giorno disse a un bimbo:
la vita è bella finché sei tu a giocare,
quando saranno gli altri a giocare con te…
preferirai morire.
quel pazzo aveva ragione
è così che quel bimbo, ormai cresciuto,
decise di sparire.
La pazzia
è la mia unica compagnia
c’è solo lei accanto a me
non mi lascia mai
così non mi sento sola
con la mia ombra allo specchio
passo ore
parlando al silenzio
parlando con lei.